STORIE
Storie: note sulla collezione | Storie: notes on the collection
Il duo ha studiato molto per questo progetto: le dimore italiane,
le ville, i palazzi nobiliari, le case contadine, le vecchie fabbriche che
diventano una fonte illimitata di motivi, colori, texture, materie. Ma anche
la letteratura, forse inconsciamente, riemerge da questi attraversamenti
di ambienti tra estetismo e decadentismo, tra Wilde e D’Annunzio,
tra Ruskin e il Huysmans. “Storie” sarebbe la cornice ideale in cui si
muoverebbe Des Essaintes, il dandy di “Controcorrente”. E infatti la
collezione denuncia un rapporto primario con gli ambienti teatrali, per le
storie abbiamo detto, ma anche per la cornice scenografica a cui
si prestano.
È la rappresentazione della vita che al tempo stesso siamo, siamo
stati e vorremmo continuare a essere. Ed è emozionante come questa
visione provenga dagli autori più giovani della nuova era di CEDIT,
che hanno deciso di confrontarsi con il tema più ancestrale in modo
disinvolto e colto, ficcante e laterale, con un effetto pervasivo che non
teme, almeno all’apparenza, un confronto con le storie plurali, della
tipologia che affrontano, del catalogo che li ospita, degli autori da cui
sono stati preceduti e, naturalmente, delle avventure contenute nelle
dimore riprodotte. Che il richiamo sia all’Italia invece è perfettamente
in linea col lavoro del marchio e dei suoi autori, vecchi e nuovi: per
l’esaltazione del processo produttivo che è alla base di questa
restituzione, per il rapporto con la tradizione del marchio e il suo legame
territoriale, per la rivendicazione colta e strategica delle innovazioni che
sa apportare nel trattamento di questa difficile materia.
Un gioco da bambini? Sì, ma con quella serietà e capacità di
incantamento che hanno solo loro e certi progetti quando sanno
restituire un’immediatezza di visione e sentimento che li rende dei
piccoli romanzi impressi nel cemento.
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