POLICROMA
Policroma: note sulla collezione | Policroma: notes on the collection
contrasto (elemento tipico di Celestino così come lo fu di Scarpa), e
riprendendo con una formula contemporanea la tradizione centenaria del
marmo artificiale in scagliola.
La scelta delle varietà è un tratto fondamentale del progetto. Il
Verde Alpi, caro a Gio Ponti e frequente negli ingressi milanesi, ha un
disegno compatto. La Breccia Capraia, che si trova ancora in pochi posti
in Toscana, ha una base bianca e poche venature. Il Cipollino nella varietà
speciale Ondulato in verde e rosso è segnato da spirali. Mentre con il
Rosa Valtoce è stato costruito il Duomo di Milano, la Veneranda Fabbrica.
Una pietra iconica rigata utilizzata di frequente in passato, oggi proviene
da una cava molto piccola in Piemonte e caduta in disuso.
Tra i tanti, diversi elementi che formano la linea Policroma, si
riconosce la matrice di provenienza artigiana del design di Cristina
Celestino: i moduli sono componibili liberamente, interpretando ad
esempio il semicerchio in forma concava o convessa, oppure replicando
in grande scala piccole componenti pensate inizialmente come rifiniture,
dettagli funzionali che si trasformano in motivo dominante.
Torna il tema dell’interno, di uno spazio protetto, grande o
piccolo, come sospeso nello spazio e nel tempo ma allo stesso modo
rassicurante, protettivo. Disegnato attraverso i rivestimenti in una
maniera asciutta ma non minimale, con consapevolezza progettuale e
nessuna velleità artistica. Uno spazio non strillato, una dichiarazione di
grande stile. Stile milanese, senza dubbio.
56 | 57