Intervista
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Christian Werner è nato a Berlino, è uno dei
migliori interior designer tedeschi e ha ottenuto
vari premi per il design. Werner è specializzato
soprattutto nel design di mobili (Ligne Roset, Rolf
Benz, Thonet, de Sede, Interlübke), di stand fieri-
stici e nell’interior design di negozi, agenzie e risto-
ranti. Christian Werner è stato il primo designer
di mobili a collaborare con Duravit. Iniziando nel
2010 con la serie Ketho, ha proseguito il suo suc-
cesso nel 2015 con L-Cube e nel 2016 ha presenta-
to c-bonded, con una tecnologia totalmente innova-
tiva e un design dalle linee essenziali e puriste.
Per Christian Werner nel suo lavoro è importante collegare la
razionalità con la qualità sensoriale. In tutti i suoi progetti di
mobili cerca sempre di dare forma e materiale alle emozioni.
Signor Werner, da dove Le è venuto l’impulso per una volta di non
progettare mobili per il soggiorno ma per il bagno?
Dalle nostre mutate abitudini di vita. In passato si cercava di trascorrere
in bagno il minor tempo possibile e la cura del corpo era considerata un’ope-
razione necessaria da espletare nel modo più veloce e discreto possibile.
Oggi queste inibizioni sono scomparse. La cura del corpo è diventata un
piacere e di conseguenza anche il bagno ha acquisito importanza in quanto
stanza ad essa dedicata. È diventato un ambiente sensoriale e in cui rilassar-
si, dove trascorriamo volentieri del tempo. Di conseguenza aumentano anche
le esigenze relative a questa stanza. Era quindi il momento di pensare a mobili
giusti per il bagno.
In questo confronto con il bagno, è cambiata la sua interpretazione
del design?
Mi ha cambiato nel senso che ha rafforzato il mio concetto di design.
In particolare, la consapevolezza di non essere un artista. L’arte non ha un
fine specifico, il design invece serve ad uno scopo. D’altronde anche la bel-
lezza è uno scopo. Il designer è parte integrante dell’intera catena produttiva,
in cui si devono rispettare parametri quali i limiti dei materiali o le tecniche
di produzione. L’aspetto positivo di lavorare per l’industria è che non ti trovi
mai nel vuoto. Da un punto di vista metodologico, l’industria ti fornisce una
galleria del vento in cui ti inserisci come designer. Per il mio lavoro, lo trovo
estremamente positivo e stimolante.
Come si coniuga “consumistico” con “design”?
Beh, ci sono anche molte persone che hanno paura del troppo design.
In fin dei conti desiderano solo un pezzo di normalità ad un prezzo ragione-
vole. Il designer deve quindi essere in grado di ripiegare su questo. Affinché
le persone vi si possano identificare, abbiamo bisogno di prodotti che non
urlino in continuazione “Ehi, guardate
qua!” Prima o poi le cose diventano anche
troppo facili, poi non si può togliere più
nulla senza cadere in un ignobile lavoro
di ingegneria. Il designer si muove quin-
di in un ambito conflittuale fra banalità
e precisione. Il trucco è far evaporare le
forme, pur tuttavia compattandole nella
loro precisione per portarle al punto che,
come Ketho o L-Cube, colpiscano per le
proporzioni accuratamente studiate e
per la bellezza discreta. In questo modo,
si integrano perfettamente nell’armonia
generale di un ambiente.
Per quanto tempo ci si può identificare
con un prodotto?
Un bagno ha una durata media di 15-20
anni, per cui la validità del messaggio
del design qui è molto più importante
che negli altri ambienti. Al confronto, un
divano o un contenitore si possono sosti-
tuire con facilità. Ma quando ci si stanca
dell’arredamento del bagno, le cose non
sono così semplici. L’impegno è molto
maggiore.
L-Cube
L-Cube in Bianco lucido con lavabo
asimmetrico P3 Comforts.
L-Cube in Albicocca perlato lucido con bacinelle
triangolari ovalizzate della serie Cape Cod.
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