è una delle caratteristiche più preziose
della specie umana. È grandioso
quando l’uomo dall’osservazione scopre
per caso qualcosa e poi utilizza
questa scoperta in maniera intelligente
e continua a migliorarla.
Come è cambiato il bagno dall’inizio
della sua collaborazione con Duravit?
All’inizio, queste meravigliose persone della
Duravit vennero da me con la richiesta di
progettare oggetti rispettando determinati
colori e forme, quasi fossero articoli di
moda. Ho rifiutato. Ma si trattava solo di
un malinteso, perché io non riuscivo ad
immaginare che un lavabo potesse essere
un articolo alla moda. In fin dei conti, si
tratta di un oggetto massiccio, che deve
funzionare il più a lungo possibile.
E così abbiamo voltato le spalle al prodotto
di consumo passando all’oggetto d’uso
comune, cosa molto importante. In fondo,
questi prodotti vengono utilizzati per
molti anni, per cui devono essere privi
di qualsiasi aspetto di moda. Passo dopo
passo abbiamo costruito un’idea comune
connotata dalla lunga durata. E questo
Duravit l’ha interiorizzato.
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Intervista
Ristoranti, hotel, abbigliamento, televisori e appa-
recchi HiFi, utensili da cucina: Philippe Starck rende
tutto semplice. Semplicemente geniale. Instancabile
è però anche il suo impegno nel riprendere le
radici e le origini della nostra esistenza nel design
e garantire così una migliore qualità della vita.
Un’altra caratteristica di Starck è il suo senso dell’u-
morismo. Pertanto ha battezzato il suo telefono “Alo”
e le sue lampade col nome “Miss Sissi”.
Quando, nel 1994, Philippe Starck e Duravit hanno realizzato
il loro primo progetto comune, è stato amore a prima vista.
Nessuno poteva tuttavia immaginare quanti risultati avrebbe
portato questa relazione. Il successo è arrivato con il famoso
“cono di Starck”, che ancora oggi è un classico della gamma
Duravit.
La creatività per un designer è sicuramente lo strumento
più importante, ma cosa significa esattamente per Lei?
La creatività rappresenta per me il senso della vita e allo stesso tempo
è come una specie di disturbo mentale. Vivo da solo come un monaco, mi
alzo presto al mattino, vado a letto presto e mangio il meno possibile.
Ma tutto ciò non è evidente, perché viaggio molto e mi muovo costantemen-
te nel futuro. Come si arriva a questo è facilmente spiegabile con il mito di
Faust, che vende la sua anima al diavolo. Da giovane devo aver fatto anch’io
lo stesso errore. Ho venduto la mia anima al diavolo per essere creativo.
Per questo non faccio altro da quando sono nato e lo farò fino alla morte.
Lei lavora con materiali diversi, dalla plastica al legno fino al metallo.
E come funziona con la ceramica?
La porcellana è il materiale più difficile del mondo. Ma Duravit conosce
a fondo un qualcosa di estremamente complesso: la modellazione della
porcellana. Vedo la forma realizzata e dico: “Ma questa non è la forma
che ho disegnato” e loro rispondono: “Sì, lo è. La realizziamo così perch
é
la porcellana ha queste e quelle caratteristiche. Sappiamo come si fa.”
È affascinante. Qui ciò che conta non sono le teorie o le simulazioni al
computer. Conta l’esperienza. Accumulare conoscenza dall’esperienza
E com’è oggi la situazione?
La cosa che mi piace di più di Duravit
è l’assoluta serietà. Opera in modo
da fornire ai clienti un prodotto il più
possibile onesto. Ciò richiede un lavoro
duro, amore per il proprio lavoro e
una certa capacità di resistenza. Anche
se siamo un gruppo affiatato, ciascun
prodotto viene immesso sul mercato solo
dopo essere stato studiato a fondo per
almeno tre o quattro anni. Per me all’i-
nizio era una situazione nuova. Io ho un
ritmo di lavoro molto più veloce, in cui
tuttavia la lunga durata e la tradizione
sono naturalmente importanti. Nell’era
del consumo onnipresente e veloce è
bello che qualcuno dica “No!”. No, noi non
facciamo semplicemente qualcosa, non
ci facciamo mettere sotto pressione dalle
quote di mercato, non facciamo nulla in
fretta, non lavoriamo con una tecnologia
che non controlliamo. Lo facciamo corret-
tamente oppure non lo facciamo proprio.
Duravit è tutto questo.
Oggi cosa può fare o provocare il buon
design e cosa il designer?
Si deve sempre tener presente che il
design non è di importanza vitale. Diverso
sarebbe esercitare una professione di
importanza vitale, che salva vite, che
crea la vita. Nel migliore dei casi il design
può sperare o affermare di migliorare
la vita. Ma attualmente non è più così
determinante, perché così tante perso-
ne si trovano in situazione d’emergenza
e l’importante è salvare vite. Presto il
designer di prodotto non esisterà più,
perché si sta sempre più affermando il
concetto di dematerializzazione. I flussi di
fonti dell’economia continuano a ridursi.
Meno materiali sono in circolazione, più
forti sono le associazioni di competenze
e potere. L’unica domanda veramente
avvincente è come sarà il futuro. La storia
è dietro di noi. Con l’attualità dobbiamo
convivere. E il futuro è il regno dei sogni,
della bellezza e delle opere creative.
www.duravit.it/PhilippeStarck
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Philippe Starck è nato a Parigi il 18 gennaio 1949, figlio di André Starck,
costruttore di aeroplani, e di sua moglie Jacqueline. Trascorre l’infanzia sotto
il tavolo da disegno del padre, dove per ore sega, taglia, incolla e leviga.
Dal padre eredita lo spirito inventivo, dalla madre la visione poetica del mondo
e l’elegante stile di vita. Ed è lei che gli consiglia di studiare design alla
Ecole Nissim de Camondo a Parigi. I suoi primi passi come designer lo vedono
realizzare fra l’altro oggetti gonfiabili. Diventa famoso nel 1983 quando si occupa
dell’arredamento delle stanze private del presidente francese François Mitterrand
al Palazzo dell’Eliseo. Poco dopo, con l’interior design del Café Costes di Parigi
diventa una star internazionale. Oggi crea oggetti “intelligenti” per tutti:
smartphone, televisori, valigie, bollitori, coltelli, vasi, orologi, scooter,
motociclette, passeggini, mouse per computer e addirittura navi e case, insomma
oggetti per tutte le sfere della vita. Ha una predilezione speciale per il bagno,
o “Salon d’Eau”, che disegna insieme a Duravit da oltre 25 anni.